Breve dizionario economico
a cura di Riccardo Milano

BENE

Il bene (a lungo identificato con il latino bonum) è ciò che comprende risorse, prodotti o servizi, mediante i quali gli individui soddisfano bisogni e desideri. Spesso in economia il termine è stato associato a merci (che sono beni con un prezzo), a servizi sul mercato e, successivamente, ad utilità, divenendo sinonimo di soddisfacimento delle preferenze individuali. Oggi si possono identificare tre forme di bene: privato, pubblico e comune.. Privato è un bene escludibile e rivale nel consumo (es. se compro un orologio è mio e non lo può utilizzare nessuno senza il mio permesso); pubblico è non escludibile e non rivale, senza forme di aggregazione o comunitarie e viene fruito individualmente (es. una strada pubblica appartiene allo stato che la gestisce nell’interesse di tutti attraverso le tasse dei cittadini); i beni comuni, secondo la definizione di Stefano Rodotà (uno dei maggiori studiosi del tema) “…sono a titolarità diffusa, appartengono a tutti e a nessuno, nel senso che tutti devono poter accedere ad essi e nessuno può vantare pretese esclusive”. L’esempio classico di un bene che dovrebbe essere considerato comune è l’acqua.

COMMERCIO

Attività economica che consiste nel trasferire le merci dai produttori ai consumatori anche tramite intermediari. Il commercio internazionale avviene tra Stati con esportazioni/importazioni/transiti con l'imposizione di tariffe doganali, divieti all’importazione, premi all’esportazione e stipula di trattati commerciali, ecc. Il commercio è sempre stato immaginato come un ponte di pace tra le civiltà (ma più spesso è stato motivo di conflitti); oggi viene regolato dall’Organizzazione Mondiale per il Commercio. Merita una menzione il Commercio Equo e Solidale che mira a migliorare le condizioni di vita dei produttori garantendo loro un prezzo giusto ed aumentando la consapevolezza dei consumatori sugli effetti negativi che il commercio internazionale ha sui produttori locali, invitandoli ad esercitare il proprio potere di acquisto in maniera positiva.

CRESCITA

La crescita (economica) è l’aumento del reddito o del prodotto pro-capite. Secondo la teoria economica classica i benefici della crescita comportano innalzamento delle condizioni di vita delle popolazioni e del benessere. Per il sistema economico attuale la crescita è intesa come crescita quantitativa, e attraverso strumenti di misurazione come il PIL (prodotto interno lordo), è diventata dal dopoguerra in poi un vero e proprio mantra, tanto da essere ancora oggi lo strumento principale con cui si misura lo stato di salute delle economie nazionali. Tuttavia molti economisti hanno denunciato il paradosso secondo cui sarebbe possibile crescere all’infinito senza tenere conto dei limiti fisici del pianeta. Già dagli anni ’60 un economista atipico come Kenneth Building scriveva, non senza un certo humor: “Chi crede che sia possibile una crescita infinita in un mondo dalle risorse finite deve essere un pazzo, oppure un economista”. Oggi appare sempre più difficile immaginare la natura come una fonte illimitata di risorse da cui si può attingere senza tenere conto dei limiti planetari, anche perché a questo sfruttamento non è sempre corrisposto un reale aumento di benessere per la popolazione umana nella sua interezza. Secondo Kate Raworth “Nessun paese ha mai messo fine alla miseria grazie ad un’economia in crescita. Né, grazie ad essa, ha mai messo fine al degrado ambientale”.

CRISI

La crisi (economica) è un improvviso passaggio dalla prosperità alla depressione nella vita economica, con una situazione caratterizzata da ristagno degli affari, disoccupazione, basso livello di prezzi e salari. La crisi finanziaria è una situazione di forte instabilità nei mercati finanziari con una perdita di valore delle attività ed un’interruzione del flusso di risorse dai risparmiatori alle imprese. Da quando, nel 1970 circa, è iniziato il processo di finanziarizzazione dell'economia le crisi si sono succedute rapidamente. Di solito le crisi sono seguite da recessioni di durata variabile e precedute da fasi (magari brevi) di espansione del ciclo economico e della ricchezza. Costantemente, alla fine di una crisi, si promette di risolvere i problemi che l’hanno generata, ma spesso questo non accade realmente.

DEBITO

Denaro o altro bene dovuto ad altri per adempiere ad un’obbligazione. Spesso si ricorre al debito per finanziare acquisti di un elevato valore (abitazioni, auto e, nel caso di aziende, attività industriali/commerciali) ma anche per acquisti di prodotti a rate. La pratica del debito riguarda anche gli Stati, che emettendo obbligazioni particolari, i titoli di Stato, finanziano le loro attività non coperte da entrate pubbliche (tasse, tariffe, ecc.). Se non ben controllata questa azione può comportare forti problemi a causa dell’aumento del debito pubblico, che se sale oltre un crto livello rende i paesi troppo esposti finanziariamente, generando ripercussioni su tutto il bilancio dello Stato e sulla vita dei cittadini. in Italia il debito pubblico ha superato la soglia dei 2.200 miliardi di euro, una cifra molto rispetto al PIL (e quindi alla capacità di restituzione) del paese.

ECOLOGIA

L'ecologia è la scienza che studia il rapporto tra gli esseri viventi e l'ambiente. Si occupa di studiare gli equilibri che regolano i diversi ecosistemi del pianeta Terra. La forte crescita industriale del recente passato ha causato un eccessivo sfruttamento delle risorse naturali con un progressivo deterioramento dell'ambiente e dei cicli naturali. Lo studio dell'ecologia è quindi fondamentale per riuscire a riportare gli equilibri perduti, in modo da non compromettere la vita del Pianeta e dei suoi abitanti. Tuttavia, pur avendo una radice comune (la parola greca oikos, che vuol dire casa ma anche ambiente) ed una significato in parte assimilabile (Ecologia si traduce letteralmente con “studio sulla casa/ambiente”, economia con “amministrazione delle cose domestiche”), il tema del rapporto tra ecologia ed economia resta uno dei nodi da sciogliere nei rapporti tra gli stati a livello internazionale.

ESTERNALITÀ

L'esternalità (sociale) è l’impatto delle azioni di un soggetto sul benessere di altri che non risulta essere mediato o regolato dal sistema dei prezzi. Una esternalità è sociale, quando concerne la comunità, e ambientale quando riguarda l’ambiente. Per esempio una fabbrica di prodotti chimici che inquina l’aria e le acque di un fiume senza considerare tali danni tra i suoi costi produce un’esternalità negativa, cioè un impatto che sarà pagato da qualcun altro. L’impatto può essere sia di tipo ambientale (il fiume inquinato non è più una risorsa utile per il territorio) che sociale (se ad esempio un numero maggiore di bambini si ammalano a perché vengono in contatto con l’acqua inquinata).

FINANZA

È la gestione dei flussi di denaro che avvengono tra individui, imprese e Stato. Di fatto si basa su risparmio (surplus) e impieghi/investimenti (deficit). La finanza, attraverso il sistema dei crediti, è a tutti gli effetti un mezzo primario per costruire il benessere comunitario, perché consente al denaro di girare, di essere prestato e restituito attraverso le banche e altre istituzioni. Dagli ultimi 50 anni però, grazie alla globalizzazione, ha assunto un ruolo a sè stante come gestione/speculazione del denaro non finanziando quasi più l'economia reale e basandosi solo sull'accumulo monetario. Oggi i flussi finanziari sono più di 10 volte il volume dell’economia reale, una sproporzione molto alta da cui è nato il concetto di finanziarizzazione dell'economia. La finanza etica, all’opposto, riporta la finanza e l'uso del denaro al solo mezzo e non fine e si oppone a tutte le forme in cui non vi è un suo impatto sociale, la trasparenza, la conoscenza della sua produzione e destinazione: in pratica a tutto ciò che non comporta crescita umana e sociale.

LAVORO

È qualsiasi sforzo fisico e/o mentale rivolto alla produzione di beni e servizi. Il lavoro è alla base dell'economia ed è protetto da leggi nazionali ed internazionali. Il lavoro moderno ha sempre assunto un'importanza fondamentale per la dignità umana (malgrado lo sfruttamento e la schiavitù di cui ancora si macchia) e il problema della disoccupazione è una delle piaghe del nostro tempo. La Costituzione Italiana considera il lavoro come fondativo della stessa identità nazionale, all’art.1 “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

MERCATO

È non solo il luogo dove avvengono le contrattazioni per la vendita e l’acquisto di determinati prodotti, ma anche l’insieme degli operatori legati tra loro in determinati rapporti d’affari e/o delle operazioni relative di particolari beni. Il mercato è sempre stato storicamente un luogo di scambi commerciali ma anche di socialità. Ci sono poi due grandi generi di mercati: quello delle merci (commodities) e quello dei capitali finanziari (azioni, obbligazioni, valute, ecc.); entrambi di solito sono liberi, regolati e controllati. Spesso si tende a confondere l’economia di mercato con il sistema capitalistico, che non è altro che la modalità dominante con cui l’economia di mercato viene gestita. Ciò ha finito con l’identificare il mercato con il luogo della produzione della ricchezza (luogo dell’efficienza), affidandogli un compito più ampio rispetto alla funzione originaria di luogo di scambi.

PIL (PRODOTTO INTERNO LORDO)

È il valore di tutto ciò che produce un paese e rappresenta una grandezza importante per valutare lo stato di salute e la ricchezza di un’economia. Esso è pari alla somma dei beni e servizi finali prodotti da un paese in un dato periodo di tempo. Insieme al PIL vi è anche il PNL (prodotto nazionale lordo) che è costituito dalla somma di tutti i beni e servizi finali prodotti in un anno sia all'interno che all'esterno, dagli operatori residenti in un determinato paese. Poiché il PIL è una misura grossolana del benessere economico (non rientrando nei suoi parametri aspetti quali la qualità dell’ambiente, la tutela della salute, la garanzia di accesso all’istruzione, ecc.), da sempre è soggetto a critiche. Per misurare il benessere sono stati quindi ideati dei nuovi indici che mirano a valutare le performance degli stati non solo da un punto di vista economico, ma anche considerando aspetti ambientali, sociali e di giustizia. In Italia da qualche anno al PIL viene affiancato il BES (Benessere equo e sostenibile) che ha l’obiettivo di valutare il progresso di una società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale.

PRODUTTIVITÀ

È il rapporto tra la quantità di prodotto ottenuto e i fattori impegnati misurandone l’efficienza del processo. In particolare la produttività del lavoro indica l’unità di prodotto per lavoratore (ad ora lavorata); la produttività del capitale si misura invece calcolando il rapporto tra ciò che è stato prodotto e il capitale impiegato. Quando si parla di produttività ci si riferisce anche alla capacità di un sistema di crescere, creare occupazione e sviluppo. La crescita della produttività è molto studiata poiché rappresenta uno dei fattori più rilevanti per spiegare la dinamica del prodotto di un’impresa, di un’industria e/o di uno Stato.

PROFITTO

È il guadagno che si ottiene da una determinata attività economica, ovvero la differenza tra quanto si ricava e i costi che comporta. Negli anni passati il profitto è divenuto il solo ed unico fine da raggiungere dalle imprese private: il risultato è stato quello di utilizzare ogni mezzo e strategia per raggiungere un profitto sempre più alto, spesso non tenendo conto dei diritti dei lavoratori, i diritti umani e il rispetto dell'ambiente. Oggi molte organizzazioni si battono per mettere in discussione questa visione e inserire all'interno degli obiettivi dell'impresa anche il rispetto dei diritti umani nei processi produttivi, la riduzione dell'impatto ambientale, la sostenibilità e la responsabilità sociale di impresa.

REDDITO

Entrate percepite in seguito all’esercizio di un mestiere, professione, industria e da un qualsiasi impiego di capitale. Il reddito personale viene utilizzato in due modi: per il pagamento delle imposte e per la sopravvivenza personale. Ciò che rimane da queste spese consente il risparmio. La gestione del reddito da parte dello Stato è materia della politica dei redditi. Un problema sempre più grave è la disuguaglianza del reddito nel mondo fortemente aumentata negli ultimi decenni con accentramento di ricchezza (l’1% più ricco possiede il doppio della ricchezza del 50% più povero) con conseguenti conflitti sociali.

SPECULAZIONE

Dal latino speculare: guardare lontano. La speculazione è un'operazione commerciale/finanziaria che consiste nell’acquistare per rivendere, o nel vendere per ricomprare per avere un profitto dalla differenza di prezzo in diversi momenti del mercato. Le azioni speculative vengono utilizzate per assicurarsi un rapido guadagno sfruttando spesso situazioni di debolezza o squilibrio economico. La speculazione è inoltre stata spesso causa di crisi economico/finanziarie profonde e deve ancora oggi essere meglio regolamentata da leggi poiché la maggior parte delle azioni speculative non comporta alcun beneficio all'economia reale. Una proposta di legge in questo senso, formulata già dagli anni ’90 e tornata recentemente di moda, è la cosiddetta Tobin Tax, che prevede un’imposta sulle transazioni finanziarie internazionali diretta a limitare le speculazioni a breve termine e a garantire la stabilità dei mercati valutari.

SPREAD

Lo Spread significa ampiezza/forbice e viene usato oggi per definire la differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani (BTP) e quelli tedeschi (Bund), benché possa applicarsi a diverse coppie di enti paragonabili. Ad Esempio se i BTP presentano un interesse del 6.00%, e i Bund del 2.00%, lo spread sarà pari al 4.00%, ovvero a 400 punti. Lo spread di fatto indica la differenza di affidabilità di uno Stato rispetto all'altro confrontandone le economie e la solidità. È una specie di termometro della fiducia degli investitori internazionali nella tenuta economica di un paese. Tuttavia se l’equazione aumento dello spread = immediato peggioramento dei conti pubblici è abbastanza evidente, un aumento o diminuzione dello spread ha conseguenze che si manifestano (e si protraggono) anche nel medio periodo.

VALORE D’USO/VALORE DI SCAMBIO

Si ha il valore d'uso quando la merce serve alla persona umana per la soddisfazione dei suoi bisogni e che ha utilità. Il valore di scambio è il valore che la merce assume in base al suo valore d’uso nel momento in cui deve essere scambiata con un’altra merce (un bene primario avrà quasi sempre una quotazione più alta di un bene non strettamente necessario). Il denaro rappresenta spesso l'equivalente generale/finale dello scambio. Facendo degli esempi si ha: per i beni gratuiti come l'aria un valore d'uso più o meno elevato e un valore di scambio nullo; per i beni pubblici come i servizi sanitari un valore d'uso elevato e un valore di scambio nullo; per i beni di lusso come i gioielli un valore d'uso ridotto e un valore di scambio elevato. Come possiamo immaginare, anche l’abbondanza e la scarsità incidono sul valore di scambio. Per esempio l’acqua ha un altissimo valore d’uso e un valore di scambio che può variare da zero a infinito a seconda della disponibilità.